Pensieri e parole dalla prima linea
Da moltissimi anni Pompeo Locatelli collabora con quotidiani e periodici. Sia generalisti e sia specializzati. Con rubriche (da ricordate la sua frustata quotidiana con “I dolci & gli amari” sulla prima pagina di Finanza e Mercati) e interventi nei quali commenta e accende l’attenzione su argomenti e gravi storture economico/finanziarie che impattano negativamente sull’economia reale del Bel Paese, a prescindere (direbbe Totò) dal colore politico dei governi in carica. Si tratta, per l’appunto, di ritardi storici. Nel suo mirino: statalismo; burocrazia; ingordigia fiscale; massimalismo sindacale e caste corporative; sistema bancario attento solo ai “soliti noti” e quindi forte con i deboli; finanziarizzazione dell’economia; mancate vere privatizzazioni; liberalizzazioni a singhiozzo e quindi inefficaci; combinazioni miste pubblico – privato viste come le peggiori soluzioni (vedi vicenda Enimont) e, politiche industriali poco sensibili, per usare un eufemismo, alle piccole e medie imprese. Una miopia grave, questa, tenuto conto delle storiche caratteristiche del sistema imprenditoriale italiano caratterizzato per oltre il 95% dalla presenza di questa dinamica e, nonostante tutto, mai rassegnata espressione del “fare impresa con giudizio” nei territori, con la formula vincente dei distretti. Locatelli, sul tema, ricorda sempre un’affermazione dell’illuminato e brillante economista Francesco Forte, anche ministro delle Finanze: “È bene mettersi in testa che non sempre il grande è meglio, e che non sempre la crescita polidimensionale è un fatto economico positivo. Spesso, è un fatto di potere. E il potere eccessivo o improprio, corrompe”.